lunedì 28 giugno 2010

ECOPATENTE: NEL 2011 L’ECOLOGIA ALLA GUIDA


Sempre di più si stanno diffondendo le automobili ecologiche, ma come sappiamo, avere un mezzo eco non basta, serve anche uno stile di guida corretto e rispettoso dell’ambiente. Ecco perché, a partire da gennaio del 2011, coloro che vogliono prendere la patente dovranno studiare anche per queste tematiche.
È questa, infatti, la proposta di Maurizio Vitelli, direttore generale della Motorizzazione, in collaborazione con Legambiente, iniziativa che tenta di avvicinarsi sempre più ad una linea mentale di spostamenti a impatto zero.
E così, gli aspiranti driver dovranno studiarsi qualcosa in più, sperando che questi insegnamenti rimangano e vengano rispettati, non come molti automobilisti che dopo aver preso l’agognata tessera rosa, si dimenticano di tutte le regole fondamentali, come stop e sensi unici.
Se volete saperne di più, questo è il sito.

venerdì 25 giugno 2010

AD OGNI AZIONE CORRISPONDE UNA REAZIONE. ABBIAMO UN PIANETA, UNA CHANCE




E' questa la frase che conclude questo video del gruppo "Rise Against". Il filmato mostra quello che sta accadendo nel nostro mondo, l'unico che abbiamo. Ad ogni azione corrisponde una reazione, ricordiamocelo sempre, e facciamo in modo che le nostre azioni siano per migliorare la Terra, non per peggiorarla.

WANGARI MAATHAI, UNA DONNA CHE HA RIVOLUZIONATO L’AFRICA PIANTANDO ALBERI


Prima donna africana nella storia ad aver ricevuto il premio nobel per la pace nel 2004. Wangari e il suo Green Belt Movement hanno piantato 40 milioni di alberi in varie nazioni africane, Etiopia, Tanzania, Uganda, Malawi, Zimbabwe ma soprattutto in Kenya. Non ha coltivato abeti o eucalipti introdotti dagli europei e australiani, ma piante autoctone come l’acacia, il baobab e l’ulivo. Questa piantagione rappresenta il simbolo della sua lotta contro le ingiustizie, ma anche dopo aver ricevuto l’ambito premio non ha smesso di combattere, infatti dice che il colonialismo non è scomparso, prima gli invasori erano gli inglesi e i francesi, mentre adesso sono arrivati i cinesi a sfruttare l’Africa. Ma non è l’unico problema che ha affrontato Wangari Maathai.
Oltre ad esser stata la prima donna africana ad aver ricevuto il nobel, è stata anche la prima a laurearsi in biologia a Nairobi. Ma essendo donna ha avuto dei problemi con il lavoro, pretendevano di pagarla di meno dei suoi colleghi maschi. Così ha fatto un tale caos che alla fine gli è stato dato il titolo di professore maschio onorario! Si è decisa poi d’insegnare alle africane più povere e più sfortunate di lei che non hanno potuto studiare e non hanno acqua, cibo e legna da ardere a piantare alberi per ribellarsi.
Vicino ai villaggi non c’erano più foreste e legna, l’acqua era sparita e quella poca rimasta era inquinata da pesticidi usati nelle fattorie. Avevano disboscato territori immensi per costruire palazzi e farci campi da golf. Ma senza alberi non c’è acqua, senza acqua non c’è energia, senza energia non c’è sviluppo. Non avevano soldi, perciò si sono procurate i semi prendendoli direttamente dalle piante. E hanno cominciato a piantare questi semi creando una vera rivoluzione.
“Questo lavoro ha un risvolto morale e simbolico” dice Wangari, perché quando si pianta un albero e lo si vede crescere accade qualcosa dentro di se, si ha un implicito senso civico e materno, perché si da vita a qualcosa che serve a se stessi e alle altre persone. L’albero ha anche un senso simbolico perché spinge le radici nel terreno e svetta alto nel cielo, bisogna quindi prenderlo come esempio perché per poter combattere per qualcosa bisogna essere ben piantati in terra.
Prendiamo esempio da questa donna che ha cambiato molto facendo una semplice azione, mettere nel terreno fertile un seme di pianta e lasciare che la natura faccia il suo corso.

lunedì 21 giugno 2010

SCART ATTACK: QUANDO I RIFIUTI DIVENTANO ARTE


L’eco design, come sappiamo, sta prendendo sempre più piede su scala mondiale, e l’evento che si è appena concluso a Roma ne è la testimonianza. ScArt Attack, la mosta-mercato promossa da Suitecasemagazine.com, dove vari artisti hanno mostrato ai visitatori i loro prodotti, da sculture a bijoux, tutti rigorosamente fatti con materiali di scarto, come bottiglie lattine e quant’altro. E non solo, infatti, oltre alla musica delle dj di Suitecasemagazine.com, sarà presente anche lo Yard Market, ovvero uno stand del baratto libero, basato sul principio “una cosa che diventa inutile per qualcuno può diventare utilissima per qualcun altro”, e gli oggetti non barattati, potranno essere regalati all’associazione per essere prima modellati e poi uniti, per dare vita a nuove creazioni, completamente ecologiche. Una bellissima idea questa, e in completa sintonia con le ideologie ecosostenibili, traducendo quello che noi vediamo come semplice spazzatura in qualcosa di artistico, usando la manualità, ma soprattutto, cosa che purtroppo nel mondo di oggi sta perdendo sempre più importanza, la fantasia.

giovedì 17 giugno 2010

MATERIALE RADIOATTIVO: QUANDO LE AZIENDE SE NE FREGANO


26 aprile 1986, ore 1:23:44, nella centrale di Chernobyl, in seguito alla violazione delle norme di sicurezza per eseguire un esperimento senza il personale competente, si verifica un’esplosione chimica che sparge in tutta Europa una nube tossica di elementi radioattivi. Ancora oggi si sente parlare di quanto queste sostanze abbiano provocato cancri, mutazioni e molto altro, ma evidentemente qualcuno se ne frega, facendo precedere nella propria lista d’importanza il proprio rendiconto economico alla salute dei consumatori. Sono stati rilevati, infatti, in molti sacchetti di pellet, il truciolato combustibile usato in molte stufe, il cesio 137, elemento altamente pericoloso e tossico, il quale viene rilasciato nell’aria al momento della combustione. Questi pellet sono stati trovati in ben 29 provincie italiane, commercializzati dalla compagnia Emmeelle, e le quantità fino ad ora sequestrate arrivano a circa 10 mila tonnellate di merce. Ma non si ferma qua il problema: infatti questo elemento è stato anche trovato in alcuni funghi della zona Friuli Venezia Giulia, funghi che sicuramente saranno stati venduti in giro per lo stato e ovviamente consumati, e sicuramente sarà presente in molti pallet (o bancali in legno), costruiti con legna proveniente dall’est Europa, legno non controllato dalle aziende scorrette che lo utilizzano; inoltre questi bancali molte volte vengono rubati e rivenduti, mentre quelli rotti e non riutilizzabili vengono bruciati, diffondendo queste sostanze nell’atmosfera, oltre che un'enorme quantità di CO2, e comportando uno spreco enorme. Ovviamente chi ne risente delle conseguenze siamo noi consumatori finali, ma i tempi stanno cambiando, è ora di svegliarsi, agire, controllare personalmente e ricercare informazioni autonomamente, non aspettare che scoppi lo scandalo e poi disperarsi come al solito. Dobbiamo diventare noi stessi un organo di controllo qualità, altrimenti rimarrà tutto come adesso, e saremo sempre schiavi di queste aziende scorrette, rimettendoci soldi e, soprattutto, salute.

mercoledì 16 giugno 2010

I GRUPPI GAS: LA NUOVA FRONTIERA DELL’ACQUISTO RESPONSABILE


Un nuovo modo di acquistare in razionalmente ed ecologicamente sostenibile, senza nulla togliere alla convenienza e alla qualità dei prodotti comprati. Si tratta dei gruppi GAS, ovvero i Gruppi di Acquisto Sostenibile, persone che si sono riunite in gruppi con ideali comuni e che si vogliono ribellare all’imprigionamento in un sistema economico dove il consumatore finale è quasi obbligato a comprare solo determinati prodotti e alle condizioni impostegli. Questi acquirenti responsabili si riuniscono per trattare direttamente o con i grossisti o con piccoli produttori locali, in modo da risparmiare e favorire la filiera corta, oltre che ridurre l’inquinamento. Creare un gruppo GAS è veramente facile: basta parlarne con un po’ di amici e parenti, tentare di coinvolgere persone conosciute della propria zona, trovare i piccoli produttori rispettosi dell’ambiente della propria zona e una volta che si è deciso cosa fare e cosa comprare, il gruppo è pronto. In questo modo, oltre ovviamente a risparmiare sui propri acquisti quotidiani, si potrà sapere esattamente cosa andiamo a mangiare, indossare, bere e molto altro ancora. Come potete vedere, l’unica cosa di cui si ha bisogno è un po’ d’impegno, e una volta trovati i propri compagni di acquisto, si potrà procedere con i propri acquisti solidali. Al momento ci sono ben 700 gruppi GAS in Italia, ed il numero sta crescendo. Ora che ne siete a conoscenza, non vi resta che una cosa da fare: far crescere anche voi questo numero, e diventare il cambiamento economico.

L’INVESTIMENTO: UNA FORMA DI FIDUCIA


In Italia le imprese sociali sono circa 15mila, se solo il 3% di queste imprese decidesse di puntare sulla finalità sociale, il peso dell’intero settore raddoppierebbe. Mai come in questi ultimi tempi la parola cambiamento è entrata a far parte del nostro linguaggio quotidiano. Barack Obama ne ha fatto il motore della sua proposta politica, lottando per portare avanti questo suo ideale.

Ma anche un italiano, Andrea Rapaccini, ha fatto del cambiamento una bandiera di Make a Change. Si definiscono un movimento che vuole cambiare il sistema da dentro il sistema. Vuole introdurre un nuovo asset class per gli investimenti responsabili: il business sociale, dove il denaro è considerato uno strumento funzionale a produrre ricchezza per la comunità. I soci fondatori di Make a Change vogliono portare un cambiamento reale introducendo un nuovo modello d'impresa, cioè connettere tutte quelle aziende che vogliono puntare su un business sociale e sostenibile all’interno di aree aziendali già esistenti o con aziende autonome costruite per questo. Fanno molta attenzione alla loro produttività ma con lo sguardo sempre attento alle conseguenze sociali. Questi investimenti sono destinati a migliorare l’impatto sociale e ambientale.

Siamo ancora nella fase iniziale di questo fenomeno, e c’è ancora molto da capire, ma si è sicuri che nel futuro delle imprese sociali ci saranno cambiamenti importanti. Stiamo vivendo l’era della condivisione. Della partecipazione e dell’intelligenza collettiva. Infatti, diventa fondamentale la collaborazione tra centri di ricerca, università, business school, società di consulenza e comunicazione, ma soprattutto con i consumatori. Perché decideranno loro di premiare questo nuovo modello. E saranno loro a decidere se il modello sociale d’impresa può essere determinante per l’ambiente investendo e quindi fidandosi delle aziende che attuano il cambiamento.

martedì 15 giugno 2010

LA NOSTRA NUOVA FONTE DI RISCALDAMENTO


Sarà il sottosuolo la fonte di riscaldamento della nuova generazione, attraverso la tecnica dei sistemi di pompaggio del calore sotterraneo (Gshp, ground source heat pumps) che secondo certi studi intrapresi dalla organizzazione governativa britannica, Environment agency, si potrebbe arrivare a soddisfare circa un terzo del fabbisogno totale di calore che entro il 2020 dovrà provenire da fonti rinnovabili.

Si tratta di un sistema di condutture che sfruttano la temperatura del sottosuolo, più calda rispetto a quella in superficie: l’acqua verrà riscaldata automaticamente grazie al calore sotterraneo e, attraverso il sistema di pompaggio, l’energia prodotta verrà trasportata alle abitazioni.

In Italia la geotermia è una delle fonti energetiche alternative più sfruttate, ma siamo comunque all’inizio di un processo che deve essere potenziato e diffuso in tutte le regioni. Altre nazioni come le Filippine, l’Australia e la Svezia stanno puntando fortemente sul geotermico e sono tra i maggiori produttori di energia da fonte geotermica al mondo, mentre la Gran Bretagna è ancora indietro rispetto a questi paesi, ma sta facendo passi da gigante, riuscendo a far installare il Gshp in circa 8.000 case. Questo fenomeno è molto sviluppato a Londra, in cui si riesce a coprire in media il fabbisogno energetico di acqua calda e il riscaldamento rispetto a un'abitazione normale. Entro i prossimi dieci anni si stima che si potrebbe arrivare a fornire un minimo di 320.000 a un massimo di 1,2 milioni di case. Bisogna chiedere però al governo di incentivare con più generosità questa innovamento, e come'è accaduto per i pannelli solari, può avvenire anche per il Gshp.

Per quanto riguardano i costi, l’installazione costerà un po’ di più di una normale caldaia, ma si avrà un sensibile risparmio sulle bollette e inoltre si utilizzerà un’energia rinnovabile.

VEDERE IL MONDO ATTRAVERSO UN PALLET ECOLOGICO: LA MISSIONE DI PALM


Nei primi articoli di questo blog, ho parlato dell’importanza di utilizzare un pallet ecologico e che dia la possibilità di rintracciare i prodotti che sono stati trasportati, in modo da prevenire brutte sorprese. Una ditta del mantovano sembra aver fatto di questa problematica la propria missione, costruendo non solo imballaggi ecologici e con legno certificato (FSC e PEFC), ma facendo in modo la tracciabilità del prodotto sia sempre in primo piano. Questa azienda, la PALM, ha improntato tutto il suo lavoro appunto attorno a questo ideale, producendo pallet, come dice lo stesso loro slogan, “sani, sistemici e giusti”, riducendo al minimo le emissioni di CO2 e utilizzando per buona parte legno proveniente da foreste vicine. Oltre a questo, crea articoli di arredamento come tavoli, sedie e altro utilizzando appunto questo tipo di legno, e detenendo una sottosezione chiamata PALM Work & Project, una cooperativa gestita da persone svantaggiate e disabili. In questo modo oltre a rispettare l’ambiente, aiuta anche nel sociale, e dimostra che un’azienda etica può esistere. Forse in Italia sta cambiando qualcosa, o forse no, ma sicuramente questo è un inizio.